venerdì 14 gennaio 2011

Una Spagna rinnovabile e l'Italia come potrà andare avanti con questi politici corrotti

In Italia, quando si parla di rinnovabili e sistema energetico la tendenza è dare per scontato un ruolo fortemente marginale di queste ultime rispetto al totale dell’energia elettrica consumata.
Si tratta di un atteggiamento diffuso, specie da parte di chi ha interesse a limitare l’apporto delle fonti rinnovabili, ma che contrasta con i dati reali provenienti da alcuni Paesi come ad esempio la Spagna.
Il dato iberico è in questo senso molto significativo: nel 2010 ben il 35% dell’energia elettrica consumata è stata prodotta da fonti energetiche rinnovabili. Non è certo il dato più elevato che si possa riscontrare (alcuni Paesi del Centro-Sud America, come Costarica e Paraguai, hanno percentuali più alte) ma il fatto che un Paese importante come la Spagna raggiunga questi livelli rappresenta un dato impressionante.
Tra le varie fonti colpisce il dato dell’eolico che copre oramai il 16% del totale dei consumi elettrici del Paese con punte giornaliere record, come il 43% del 9 novembre 2010, e ben il 21% ottenuto nel corso del mese di febbraio.
Sono dati che confermano la maturità di questa tecnologia e le sue potenzialità complessive e rendono ancora più incomprensibile il tentativo del Governo italiano di assestare un colpo mortale proprio all’eolico e al fotovoltaico attraverso il Decreto di attuazione della Direttiva europea in corso di valutazione alle Camere.
Oggi Greenpeace, e le più importanti associazioni ambientaliste e di settore, hanno proposto delle modifiche alla bozza di decreto, con l’obiettivo di eliminare queste “storture” dettate per lo più da intenti economici estranei agli obiettivi di riduzione delle emissioni della Direttiva.
Speriamo che l’esempio spagnolo possa essere di riferimento per i nostri decisori, anche alla luce degli oltre 59.000 posti di lavoro diretti creati proprio in Spagna nel settore delle rinnovabili.
Domenico Belli

fonte: greenpeace italia

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